MARINE SERRE: MODA E UPCYCLING
Quella di Marine Serre è una storia che nasce nel 2017 all’insegna dell’etica, della sostenibilità e dell’upcycling. Dopo aver vinto il premio LVMH proprio in quell’anno, l’omonima fondatrice del brand ha compiuto un’ascesa sorprendentemente rapida verso il successo, tanto da essere considerata – al giorno d’oggi – una delle designer più promettenti di Parigi, nonché un punto di riferimento stabile per ciò che riguarda il riciclo e il riutilizzo all’interno del settore moda.
Fin dalle prime collezioni l’impegno sociale del brand si è delineato chiaramente, con un’attenzione particolare sul cambiamento climatico. Non è un caso, infatti, che il processo di produzione di Marine Serre parta proprio dal recupero di tessuti di seconda mano oppure destinati allo scarto, che vengono poi assemblati tra di loro dando vita a capi sempre differenti. La missione è regalare un’altra opportunità a pezzi che hanno già una storia alle spalle, e che – proprio per questo motivo – sono ancora capaci di raccontarne una nuova.
Ad oggi il quartier generale di Marine Serre si estende su un edificio di 3 piani di oltre 800 m², nei pressi del 19e arrondissement di Parigi: è qui che la designer e il suo team raccolgono, riparano e assemblano i loro capi – spesso e volentieri caratterizzati dall’ormai iconico logo a mezza luna del brand – in un mix sempre nuovo tra sportswear e haute couture, tra passato e futuro. Ed è proprio “Futurewear” il motto di Marine Serre, a simboleggiare l’importanza di uno sguardo innovativo e progressista nell’ambito del fashion system.
Quello della circolarità è un vero e proprio concetto chiave per il marchio francese, che costituisce le fondamenta dei suoi core values. Ad oggi, circa il 50% delle collezioni di Marine Serre è composto da materiali riciclati, mentre la restante percentuale prevede l’utilizzo di fibre innovative e sostenibili tra cui i filati biodegradabili. Per presentare la sua ultima collezione, quella 2023-2024, la designer ha scelto la Grande Halle de la Villette a Parigi, dove sono state installate tre sculture di otto metri di altezza, ciascuna composta da più di due tonnellate di indumenti recuperati, annodati e compattati, destinati poi ad essere utilizzati nelle prossime produzioni. Un segno inequivocabile, questo, che quello dell’upcycling si conferma un punto cardine nel processo creativo del brand, collezione dopo collezione.